Storia di Cecilia Maria Cimmino
Il aprile 18, 2019 da Luisa IngravalleAllora, prima di tutto mi presento.
Mi chiamo Cecilia, ho 27 anni, frequento ingegneria biomedica e pratico karate da molto tempo (sono cintura nera 1° DAN e a fine anno farò l’esame per il 2°).
Sono DSA e AS, nello specifico: dislessica e discalculica e Asperger (quest’ultima è una leggera forma di autismo).
Non ho avuto vita semplice ma la colpa non la do alla mia neurodiversità, perché fin da subito mi ha resa unica e capace di vedere dove altri non riuscivano nemmeno a guardare.
La colpa è di chi, per anni, avrebbe dovuto istruirmi, comprendermi e aiutarmi a comprendere me stessa oltre che a proteggermi e no, non sto parlando dei miei genitori, ma dei vari insegnanti che ho avuto, dalle elementari fino alle superiori.
La scuola per me è stata un incubo, tanto che soffro di disturbo da stress post traumatico.
Solo l’asilo l’ho vissuto bene perché le insegnanti avevano capito che in me c’era qualcosa di diverso (non di sbagliato) e che quindi bisognava trattarmi in un certo modo per guadagnare la mia attenzione e la mia fiducia (sono sempre stata anche oppositiva e provocatoria con gli adulti).
Dissero qualcosa a mia madre ma lei decise di aspettare l’inizio delle elementari, in quanto alla visita dalla logopedista mi ero opposta urlando come se mi stessero spellando viva.
Il problema fu che le insegnanti delle elementari non dissero assolutamente niente ai miei genitori.
Io in prima elementare ricordo che mi sentivo stupida.
Non riuscivo a leggere, a scrivere, a contare e a disegnare, tanto meno a fare amicizia.
Diventai presto vittima di bullismo.
Fino ai dieci anni non riuscivo a leggere nemmeno un libro.
Venivo aiutata con i compiti da mia madre, passavamo pomeriggi interi a farli e alla fine me li finiva lei per quanto ero sfinita e arrabbiata.
Poi arrivarono in soccorso due cose, che mi hanno cambiato la vita: intorno ai miei 10 anni ho visto Harry Potter al cinema e mio padre comprò un computer.
Harry Potter mi piacque così tanto da farmi intestardire a leggere i libri:
mi allenai per mesi con i libri dei bambini tra la prima e terza elementare e poi con enorme fatica lessi il primo libro della saga.
Nel giro di pochi mesi avevo letto già tutti i libri usciti (quindi fino al 4°).
Da allora sono diventata un’avida lettrice e poi, due anni dopo, anche scrittrice.
In quest’ultima cosa mi ha aiutata molto anche l’uso del pc che, oltre a permettermi di avere maggiore coordinazione nei movimenti fini delle mani, mi ha permesso di scrivere e vedere gli errori che facevo.
Io ho sempre avuto una grande fantasia e poterla mettere per iscritto fu il mio traguardo più grande!
In seguito imparai anche a disegnare (non sono brava ma prima ero un disastro).
Ora leggo, scrivo, disegno e sono appassionata di pc e videogames.
All’università, durante il primo anno, provai le esatte sensazioni della prima elementare: “Forse sono stupida? Perché ho più difficoltà degli altri?”
Da lì, nel giro di mesi, ottenni le diagnosi e mi cambiò la vita.
Elaborai metodi per rendere efficaci lo studio e la mia presenza alle lezioni, ottenni aiuti per le mie difficoltà varie, tra cui le più debilitanti sono appunto lo stress post traumatico, le sensibilità sensoriali dovute al mio essere Asperger (che aumentano con l’ansia) e la discalculia (la dislessia, nonostante anche essa sia seria, sono riuscita a “superarla” in maniere sconosciute anche a chi mi ha valutato per la diagnosi).
Ho abilità di iperfocus: se mi concentro divento un treno capace di fare o apprendere moltissimo per ore e ore, senza fermarmi.
Ho anche una grossa immaginazione e ragiono per schemi, cosa che mi facilita la memorizzazione e la visualizzazione di certi concetti.
La mia memoria è in generale più che buona, anche se tendo a dimenticare le cose che non mi suscitano interesse.
Al momento sto ancora lavorando per prendere la laurea: ho avuto diversi anni di blocco completo, dovuto a diversi problemi, ma
senza arrendermi vado avanti, avendo trasformato le mie vecchie debolezze in punti di forza.
Devo la mia determinazione proprio alla mia neurodiversità;
se fosse stato già facile non avrei avuto bisogno di rimboccarmi le maniche e lottare.
Ne ho ricavato delle cicatrici ma anche tanti muscoli