
Storia di dislessia di A.B.
Il luglio 30, 2020 da Luisa IngravalleCiao, sono una ragazza di 32 anni e ora vi racconto la mia storia di dislessia.
Ho avuto la diagnosi un anno fa. Questa consapevolezza ha unito diversi punti del passato, come quando mi sono iscritta all’università e al primo esame orale c’erano due gemelle dislessiche che avevano uno schema davanti. Quella situazione mi ha ricordato subito il mio esame di maturità, quando ancora non si parlava assolutamente di DSA. Lì era stata data a tutti la possibilità di avere uno schema davanti durante l’orale e tanti non l’avevano voluto, mentre io sì. Ho chiesto a chi mi era vicino perché queste gemelle avevano lo schema davanti e mi hanno detto che erano dislessiche. Al lavoro (di segreteria) intanto riscontravo alcune difficoltà (scambio di numeri, lentezza nel leggere) e, facendo delle ricerche, mi sono riconosciuta in diverse caratteristiche, fino a quando ho fatto i test e avuto diagnosi. Tornando indietro nel tempo, in prima elementare una maestra si era lamentata con mio papà dicendo che
Anche se non sono passati secoli, quelli erano altri tempi e così ho preso sberle ogni sera finché non sono riuscita a imparare a leggere. Un incubo. Ricordo le sgridate perché non ero molto organizzata. Alle medie per imparare una poesia a memoria ho perso la voce (ma almeno la sapevo :-)).
e lo sono stata per qualche anno, tanto da aiutare alcuni miei compagni di classe, un ragazzo di un anno più grande a superare il debito, oltre alla cugina di una mia compagna di classe che era stata eletta ragioniera più brava d’Italia. Ma se dovevo studiare solo sui libri non eccellevo, facevo tanto da arrivare alla sufficienza ma non riuscivo di più. Il discorso delle spiegazioni per cui dovevo capire il ragionamento e non riuscivo a imparare a memoria non so quante volte l’ho detto. Poi il nemico inglese (uh mamma!) per non parlare dei libri da leggere, che non terminavo nel tempo indicato. Mi arrangiavo piuttosto con le recensioni su internet e poi, perché comunque ero curiosa, li leggevo con i miei tempi e se riuscivo li finivo. Ne ho letti tanti ma non li ricordo, ricordo solo se mi sono piaciuti. E che dire della destra e della sinistra a scuola guida? Allo scritto, per cui mi ero esercitata parecchio, non ho fatto un errore, ma ho fatto impazzire il mio istruttore che alla fine si è arreso. Per fortuna ci abbiamo anche riso su. C’è da dire però che ho un’ottima memoria fotografica. Al lavoro annotavo molto spesso ciò che dovevo fare, già ben prima di sapere della dislessia. Il PIN infatti lo ricordo come segno, non per la sequenza di numeri. Ed ora eccomi. Attualmente sono disoccupata, questa consapevolezza mi ha dato un po’di rabbia e un po’di presa di coscienza. Rabbia perché avrei voluto notare prima la mia dislessia e perché vedo ancora scetticismo.
Credo che con la mia buona volontà e un po’ di spirito di gruppo le cose possano andare bene e serenamente. Il mio dubbio ora è se dire o meno ad un colloquio se sono dislessica e come, ma non si molla. |