
Storia di Sara Zerbi
Il maggio 28, 2020 da Luisa IngravalleCiao, mi presento: mi chiamo Sara Zerbi, sono nata a Burgas (Bulgaria) e sono dislessica, discalculica, disgrafica e, per non farci mancare nulla, anche disortografica.
Ah dimenticavo, ho gli occhi castani e i capelli ricci!
Quando ho scoperto tutto questo? Molto presto… all’età di 8-9 anni avevo già in mano la mia diagnosi e andavo dalla logopedista.
Ma partiamo dal principio…
Già dall’ultimo anno di asilo le maestre iniziavano a insegnaci a leggere, io però, a differenza degli altri bambini, non provavo tutto questo interesse ed è allora che scattò dentro di me un campanello di allarme.
Di lì a poco arrivarono le elementari. Ricordo che
durante alcuni intervalli passavo il mio tempo a copiare dalla lavagna i testi che ci dava la maestra durante le ore dedicate, ma che io non facevo in tempo a finire.
La particolarità è che io leggevo e poi trascrivevo il testo lettera per lettera, credendo così di fare meno fatica. Fare i compiti era veramente faticoso.
Il più delle volte mi arrabbiavo e per sfogare questo sentimento finivo in lacrime.
I voti? Un vero disastro. Non capivo per quale motivo fossero così bassi nonostante mi impegnassi tanto.
In secondo liceo ho cambiato scuola e le cose migliorarono lentamente. In questa nuova scuola
ho trovato alcuni insegnati che hanno accolto le mie difficoltà facendomi capire che la dislessia, come tutti gli altri DSA, erano solo un altro modo di pensare e di capire le cose.
Quando però hai 14-15 anni, vuoi essere solo uguale a tutti gli altri. Ero infatti molto combattuta se usare o meno gli strumenti compensativi che erano di mio diritto.
Come università ho scelto una facoltà con tanta pratica. Ho scelto infatti di frequentare il corso di laurea di video design presso l’istituto europeo di design.
I primi anni di università trascorsero con alti e bassi perché lì non avevano sapevano chiaramente cosa fossero i DSA.
Mi promisi allora che avrei creato qualcosa che aveva come tema principale i DSA. Quale miglior occasione se non il mio progetto di tesi?
Il punto di partenza della mia tesi di laurea sono proprio loro: i disturbi specifici dell’apprendimento.
Ho deciso di realizzare questa tesi per delle ragioni precise: se da una parte avevo bisogno di capire meglio come funziona il mio cervello dall’altra volevo chiarire a me, ma anche a chi vorrà affrontare la questione senza pregiudizi, che
il DSA non rappresenta una diversità “invalidante”, ma è piuttosto una caratteristica.
Scopo non secondario è poi quello di realizzare qualcosa che mostri come quella che è una caratteristica personale si inserisca in realtà in un discorso ben più ampio che coinvolge la diversità di ciascuno di noi.
Gli studi, infatti, hanno dimostrato da tempo che i DSA non sono altro che delle neurodiversità.
Non ringrazierò mai abbastanza la mia professoressa di spagnolo al liceo e i miei relatori di tesi per aver fatto in modo di farmi apprendere alla mia maniera e di aver creduto nelle mie potenzialità.
Perché si sa: “Il più grande mezzo compensativo per un ragazzo dislessico è un buon insegnate”, come dice Giacomo Cutrera.
Grazie a loro ho capito che l’essere dislessica è un dono e come tale non va sprecato per aiutare gli altri che ancora faticano a capirlo.